I canti di Giacomo LeopardiHoepli, 1907 - 416 pages |
Contents
207 | |
209 | |
232 | |
263 | |
269 | |
296 | |
302 | |
307 | |
148 | |
149 | |
153 | |
168 | |
174 | |
184 | |
186 | |
198 | |
320 | |
335 | |
346 | |
354 | |
365 | |
369 | |
397 | |
415 | |
Other editions - View all
Common terms and phrases
14 giugno 16 gennaio 17 febbraio 26 aprile 30 giugno affetto allora amici amore Anacreonte Angelo Mai antichi anzi assai beata bella Bologna Bruto Bruto minore buon canto canzone caro casa certo ch'io chè cielo codesto colla conosciuto Consalvo conte credo cuore d'amore d'Italia desiderio dice diletto dolce dolore donna fato felicità figli figliuolo filosofia Firenze fratello Giacomo Giacomo Leopardi Giordani giorno giovane gloria gran greco immagini infelice lasciò Leopardi lettera lettere lord Byron malinconia medesimo mente misera Monaldo mondo Monti morire mortal morte Napoli natura notte nuova occhi padre Paolina passato patria pensare pensiero petto Pietro Giordani poco poesia poeta possa potuto povero ragione Ranieri recanatese Recanati ricorda Saffo Sanctis sarà scriveva sentimento signora Simonide Sinner sogno sospiri speme speranza studi Termopile terra torna trova vedere versi Vesuvio virtù vivere Werther Zibaldone zione Zumbini
Popular passages
Page 223 - L'altra ogni gran dolore, Ogni gran male annulla. Bellissima fanciulla, Dolce a veder, non quale La si dipinge la codarda gente, Gode il fanciullo Amore Accompagnar sovente; E sorvolano insiem la via mortale, Primi conforti d'ogni saggio core.
Page 207 - Vaghe stelle dell'Orsa, io non credea Tornare ancor per uso a contemplarvi Sul paterno giardino scintillanti, E ragionar con voi dalle finestre Di questo albergo ove abitai fanciullo, E delle gioie mie vidi la fine.
Page 184 - Sempre caro mi fu quest'ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete 10 nel pensier mi fingo; ove per poco 11 cor non si spaura.
Page 168 - ... barbari cavalli prepara il fato, e dalle selve ignude cui l'Orsa algida preme, a spezzar le romane inclite mura chiama i gotici brandi; sudato, e molle di fraterno sangue, Bruto per l'atra notte in erma sede, fermo già di morir, gl'inesorandi numi e l'averno accusa, e di feroci note invan la sonnolenta aura percote.
Page 393 - Sovente in queste rive, Che, desolate, a bruno Veste il flutto indurato, e par che ondeggi, Seggo la notte; e su la mesta landa In purissimo azzurro Veggo dall'alto fiammeggiar le stelle, Cui di lontan fa specchio II mare, e tutto di scintille in giro Per lo vóto seren brillare il mondo.
Page 210 - O Nerina! e di te forse non odo questi luoghi parlar? caduta forse dal mio pensier sei tu? Dove sei gita, che qui sola di te la ricordanza trovo, dolcezza, mia?
Page 316 - Così che la sensazione presente non deriva immediatamente dalle cose, non è un'immagine degli oggetti, ma della immagine fanciullesca; una ricordanza, una ripetizione, una ripercussione o riflesso della immagine antica.
Page 215 - Forse s'avess'io l'ale da volar su le nubi, e noverar le stelle ad una ad una, o come il tuono errar di giogo in giogo, più felice sarei, dolce mia greggia, più felice sarei, candida luna.
Page 149 - Torri degli avi nostri, Ma la gloria non vedo, Non vedo il lauro e il ferro ond'eran carchi I nostri padri antichi.
Page 362 - L'autore non sa se la sua donna (e così chiamandola, mostra di non amare altra che questa) sia mai nata finora, o debba mai nascere; sa che ora non vive in terra, e che noi non siamo suoi contemporanei; la cerca tra le idee di Piatone, la cerca nella luna, nei pianeti del sistema solare, in quei de